Trovare nella stanza di un adolescente odierno un’attrezzatura come quella che ho ritratto nella foto, susciterebbe la stessa sorpresa e curiosità che produce nella mia gatta Thelma!
L’elettronica fai-da-te appartiene al grande mondo degli hobby scomparsi, ma ciò che oggi sembra assolutamente fuori del comune, a metà degli Anni Settanta non lo era così tanto.
Ammetto che riguardava una piccola parte della popolazione, ma tra i miei amici quindicenni ne avevo più d’uno che si cimentava con la costruzione di piccoli dispositivi elettronici, facilitati dal fatto che in commercio c’erano libri che insegnavano a farlo e persino kit completi di tutto ciò che occorreva.
Quindi, se nei miei romanzi troviamo spesso Federico, uno dei protagonisti, a costruire quelli che i suoi amici chiamano “aggeggi elettronici”, chi quell’epoca l’ha vissuta non dovrebbe sorprendersi tanto.
Le cose che Federico costruisce sono plausibili per le conoscenze che poteva avere un adolescente dell’epoca e per la facile reperibilità dei componenti.
Il mio rapporto con l’elettronica
La mia prima realizzazione risale all’epoca in cui frequentavo la seconda media. Incoraggiati dal professore di Applicazioni Tecniche, io e due compagni di classe costruimmo una radio. Era riuscita sorprendentemente bene, a parte il trascurabile difetto che non riceveva nulla!
Con l’aiuto di qualche manuale, cominciai a ottenere i primi risultati. Durante la terza media avevo iniziato a interessarmi alle trasmissioni CB, così mi costruii amplificatori di segnale e altri circuiti che miglioravano un po’ le prestazioni del mio modestissimo “baracchino” (il termine con cui chiamavamo la radio ricetrasmittente).
Dall’elettronica alla musica
Ero forse in prima o seconda liceo quando scoprii, su una rivista di elettronica, la pubblicità di un chip della Texas Instruments che permetteva di generare suoni e rumori. In pratica, un intero sintetizzatore in un unico circuito integrato, per di più a un prezzo estremamente accessibile.
Lo acquistai e iniziai la realizzazione di quello che sarebbe diventato il mio primo strumento elettronico auto-costruito. Non ne ho conservato fotografie, ma ho trovato su internet la foto di una tastiera che assomiglia sorprendentemente alla mia. Immaginate che la parte superiore fosse piena di quei pannelli recanti interruttori, potenziometri e connettori.
Funzionava. Non era proprio un Moog, ma suonava decentemente.
Poco alla volta scoprii che mi interessava più la musica che costruire tastiere, quindi abbandonai la realizzazione e passai all’acquisto di strumenti commerciali. Da allora, non ho più smesso di suonare.