Lo ammetto: il self-publishing non era la mia prima scelta. Nelle mie fantasie di aspirante scrittore, mi vedevo pubblicato da qualche editore noto (beh, magari non una di quelle etichette che pubblicano solo grandissima narrativa, sono sempre stato consapevole di non essere un Camus o un Borges).
Gli editori
Ciò che ho capito subito, è che raggiungere gli editori è molto difficile. Fate qualche ricerca su Internet e troverete centinaia di articoli che spiegano quanto gli editori siano sommersi di manoscritti. Centinaia ogni giorno. Può trascorrere molto tempo prima che il vostro venga letto, passeranno mesi o anni senza risposta e non saprete mai se è stato letto e scartato, oppure se non è stato nemmeno aperto. Non parliamo poi di ottenere una motivazione del rifiuto.
Nonostante queste premesse, il tentativo l’ho fatto ed è andata esattamente così: ad anni di distanza ancora nessuna risposta. Intendiamoci, nella versione di allora il romanzo non meritava la pubblicazione, ma confesso che non ricevere alcun tipo di feedback è abbastanza destabilizzante. Sarà perché sono il tipo di persona che un “no grazie” non lo nega nemmeno al poveraccio che ci telefona a casa, solitamente mentre siamo a tavola, per cercare di venderci qualcosa che non ci interessa affatto. Qual è l’alternativa, allora? Sempre secondo i guru della rete, il modo giusto di raggiungere gli editori è di passare attraverso le agenzie letterarie.
Le agenzie letterarie
Il messaggio che le agenzie ci veicolano è questo: “Gli editori sono praticamente irraggiungibili. Se affidi il tuo manoscritto a noi, lo valutiamo e – se merita – saremo noi a proporglielo. Abbiamo un’ottima reputazione e, quando proponiamo un titolo, viene almeno preso in considerazione.”
Il discorso fila, c’è una logica, convince.
Poi le agenzie aggiungono: “Guarda però che la valutazione del manoscritto ha un costo. Non possiamo permetterci di leggere tutto quello che ci viene proposto, se non retribuendo i valutatori professionisti che lo fanno.”
Ancora comprensibile. Di che cifre si parla? Dai 150/200 euro fino a 800/900, a seconda delle agenzie.
Si ottiene sempre una scheda di valutazione. Alcune di queste sono incredibilmente ben fatte e possono dare un grande aiuto. Vengono analizzati tutti gli aspetti: la struttura del romanzo, la caratterizzazione dei personaggi, l’ambientazione, la tecnica narrativa, il linguaggio, la sintassi…
Nel 2016 ho sperimentato tre agenzie e alcune delle loro schede mi hanno aiutato davvero tanto a mettere a fuoco ciò che poteva essere migliorato ne Il cuore della montagna (quasi tutto, in realtà).
Dopo essermi preso qualche anno per studiare scrittura e trovare un mio stile, nel 2020 ho riscritto il primo romanzo e l’ho sottoposto alla agenzia che mi era piaciuta di più. Ecco un passaggio della loro scheda:
(Luglio 2021) In primo luogo, ci sentiamo di fare i nostri complimenti all’autore, soprattutto se, come si legge dalla sua presentazione, si tratta di un primo tentativo di romanzo; è indubbio che egli possegga una buona mano e che possa pensare – con una seconda stesura che vada a sistemare qualche ingenuità – di presentare il suo testo alle case editrici che pubblicano narrativa per ragazzi.
“Incoraggiante”, ho pensato. I consigli mi sembravano tutti giusti. Li ho messi in pratica, ho fatto un passaggio con Eleonora – la mia editor – e poi l’ho riproposto alla stessa agenzia. La valutazione è stata fatta dalla stessa persona.
(Ottobre 2021) Ci troviamo davanti a un esordio davvero stupefacente per posizionamento all’interno del genere, per ambientazione, per l’abilità nell’inscrivere la microstoria sentimentale dei protagonisti all’interno della grande – e misteriosa – storia della Val Seterna e dell’Italia degli anni ’70. Il tutto è sostenuto egregiamente da un linguaggio che è profondamente impegnato a mostrare l’azione e l’evoluzione dei personaggi, talento davvero necessario e spesso accantonato dagli autori. Con le annotazioni fatte in questa scheda non si intende avvilire – né tanto rinnegare – il bel lavoro dell’autore. Ci auguriamo anzi che si prenda ancora il tempo necessario alla definizione e limatura di un’opera preziosa, e che possa pazientemente trovare quella forma compiuta, pronta cioè per essere presentata agli editori.
Ancora una volta, ho riconosciuto che le “limature” suggerite erano condivisibili e ho intrapreso un nuovo ciclo di modifica e revisione.
La terza valutazione – febbraio 2022 – mi ha spiazzato. Il nuovo valutatore la pensava in modo piuttosto diverso quasi su tutto.
- Un protagonista che “lascia adito a qualche dubbio riguardo alla sua capacità di rendersi empatico con qualsiasi lettore”.
Vero, forse ci vuole un po’ per imparare ad amarlo così come è e non è garantito che piaccia a tutti i lettori. Ma credo che questo nei romanzi avvenga spesso, con i personaggi più interessanti, proprio perché sono fuori dalla normalità statistica. - La componente poliziesca, che “data la trama del romanzo ci si aspetterebbe più presente … Non vi sono in mezzo né azioni, né indagini che fanno da contraltare a quelle dei ragazzi, né personaggi rilevanti. È difficile non registrare questa come una mancanza relativamente al genere di storia.”
È un’osservazione del tutto insensata, come se non fosse chiaro che i ragazzi fanno di tutto per evitare di coinvolgere la polizia e gli adulti: dato che non sono stati creduti, devono agire da soli. E, del resto, sono in luogo dove non succede mai niente: perché i poliziotti dovrebbero mettersi a indagare su ciò che ai loro occhi è chiaramente solo un incidente?
E così via su molti altri aspetti.
Un po’ scoraggiato, ho sottoposto la stessa versione a un’altra agenzia, ottenendo un risultato ancora diverso e destabilizzante: molto di ciò che piaceva alla prima agenzia non piaceva alla seconda e viceversa.
Queste le mie conclusioni:
- Le agenzie campano sulla provvigione che ottengono dall’autore, presa dai diritti che quest’ultimo incassa. Supponiamo che sia il 10% di provvigione su una royalty dell’8%: un libro con un prezzo di copertina di 20 euro gli fa guadagnare solo 16 centesimi per copia venduta. Quindi, è ovvio che abbiano interesse a proporre solo libri che vendano tanto e che i loro valutatori valutino soprattutto la “vendibilità”. Non c’è nulla di sbagliato in questo, è il loro modello di business, ma non si adatta ad autori con un potenziale di vendita modesto.
- Anche se bravi e professionali, i valutatori delle agenzie non possono sfuggire al proprio gusto personale in merito a ciò che li colpisce positivamente o meno. In quanto esseri umani, sono soggetti ai propri bias cognitivi, come tutti noi, che ne influenzano la valutazione.
- Il punto più importante: c’è una sostanziale divergenza tra i miei obiettivi e quelli delle agenzie. Loro cercano libri che vendano tanto, mentre io scrivo per divertimento e non per vendere. Di lavoro faccio altro e con le royalties dei miei libri non ci devo campare. Se, per compiacere le agenzie e la loro visione del mercato, devo stravolgere il mio libro e farlo diventare qualcosa in cui non mi riconosco, allora il divertimento è finito. Non mi interessa giocare a questo gioco.
Vent’anni fa, arrivato a questo punto, come unica opzione mi sarebbe rimasta solo l’editoria a pagamento, l’orrendo sistema in cui l’autore sostiene tutte le spese dell’editore – o pseudo-editore – che non si assume alcun rischio. Stampato il libro, l’editore ha già avuto il suo compenso e non ha alcun interesse nella sua promozione e distribuzione e il risultato è tragicamente scontato.
Ma il mondo nel frattempo è cambiato.
Self-publishing
L’autopubblicazione è figlia della rivoluzione tecnologica introdotta dagli e-book: non essendoci più una copia cartacea del libro, non ci sono costi di produzione. La distribuzione, invece, è affidata ai siti che vendono e-book, i quali in cambio si tengono una quota del prezzo di copertina.
Per l’autore, quindi, non c’è investimento di stampa, si può pubblicare a costo zero.
La seconda rivoluzione tecnologica, quella della stampa digitale professionale, ha reso possibile stampare libri in base alle richieste, una copia alla volta, ogni volta che ne viene venduta una. Così il self-publishing si è arricchito della possibilità di produrre anche copie cartacee del libro, sempre senza rischi finanziari per l’autore.
Si può fare davvero tutto da soli? Certo, è possibile. La strada che ho scelto io, però, è quella di avere un partner, qualcuno che ti supporta nelle operazioni di pubblicazione sulle varie piattaforme e che offre anche diversi servizi opzionali.
Nel mio caso questo partner è Youcanprint, con cui mi sono trovato molto bene (onestamente, non posso fare paragoni con altre piattaforme, non avendole sperimentate).
I servizi a pagamento includono editing; correzione di bozze; realizzazione di copertina, prefazione, quarta; consigli editoriali; consulenza di marketing ecc. Potete acquistare solo ciò di cui avete bisogno. Se non vi occorre nulla, zero costi.
La piattaforma di supporto al self-publishing pensa a tutto – per e-book, cartaceo e volendo anche audiolibro – in cambio di una quota dei vostri profitti.
I pro? In due parole: controllo totale. Siete voi a decidere cosa pubblicare e quando.
I contro: c’è tanto, ma proprio TANTO lavoro da fare, soprattutto per promuovere il vostro libro, perché nessun altro lo farà per voi.
Ci sono molti blog che parlano del self-publishing. Questo di Alessandra Perotti fa un excursus piuttosto completo sul tema:
https://www.alessandraperotti.com/self-publishing-vantaggi-e-svantaggi-della-autopubblicazione/
Com’è andata?
A distanza di un anno e mezzo circa dall’uscita del mio primo romanzo, ho le idee molto più chiare. Le racconto nel mio articolo L’avventura del self-publishing – 2ª parte.