L’avventura del self-publishing – 2ª parte

Come ho raccontato nel mio primo articolo sull’esperienza del self-publishing, questa opzione non era la mia prima scelta e l’ho considerata un po’ un ripiego.

Oggi la penso in modo abbastanza diverso. Cos’è cambiato?

Confronto con altri autori

Nei diciotto mesi trascorsi dall’uscita de Il cuore della montagna, ho avuto occasione di incontrare altri scrittori e di confrontarmi con loro. I profili autoriali sono i più diversi: romanzieri o saggisti, auto-pubblicati o pubblicati da case editrici, supportati da editori grandi o piccoli.

Questo è quello che ho appreso:

  • Anche agli autori a contratto con editori grandi e famosi viene chiesto di fare molto marketing e promozione in prima persona (soprattutto sui social), in modo non molto diverso da quanto facciamo noi autori auto-pubblicati. Gli editori ti portano il libro in libreria, è vero, ma avete presente quante pili di libri ci sono? A meno che non siate già tra i pochi nomi famosi, pensate davvero che il vostro romanzo sarà lì davanti in bella vista? O in vetrina?
  • Una saggista piuttosto nota, che pubblica con un editore altrettanto noto, mi ha raccontato che i suoi primi libri – andati esauriti – non sono più stati ristampati. C’è gente che le scrive per averli, ma l’editore ha detto che i numeri non giustificano una possibile ristampa, quindi non se ne fa nulla. I diritti sono dell’editore, lei su quei titoli non ha più alcun potere contrattuale. Nel self-publishing con stampa digitale, al contrario, il libro viene stampato anche per una sola copia.
  • Un altro saggista mi ha confidato che i servizi di editing e di correzione di bozze del suo editore lasciano piuttosto a desiderare.
  • Un’autrice (di romanzi) si discuteva dei vincoli di tempo e di genere che impongono gli editori: se un tuo libro ha successo, l’editore si aspetta che tu scriva qualcosa dello stesso genere e che glielo consegni entro tempistiche ben precise. Gli editori tendono a etichettare gli autori e si aspettano che restino confinati dentro lo schema che, sul mercato, ha dimostrato di funzionare. Noi autori indipendenti, invece, godiamo di una preziosa libertà assoluta.

Il mercato

Quanti libri vengono pubblicati in Italia? Secondo l’Associazione Italiana Editori (AIE), nel 2022 sono stati pubblicati circa 85.000 titoli. Questo corrisponde a 230 titoli al giorno, sabati e domeniche inclusi.

E quante copie vendono, mediamente? Secondo l’AIE e altre fonti editoriali, la vendita media di un libro in Italia si aggira intorno alle 500-700 copie per la maggior parte dei titoli.

  • I libri di narrativa vendono tra le 300 e le 1.000 copie per titolo, con picchi molto più alti per i bestseller.
  • Bestseller: i libri di autori famosi o particolarmente fortunati possono superare le 10.000 copie, con successi editoriali che arrivano a vendere anche 100.000 copie o più.
  • Libri di nicchia o di piccole case editrici: questi titoli possono vendere poche centinaia di copie, a volte anche meno di 100.

Possiamo concludere che il mercato editoriale italiano è piuttosto frammentato, con molte pubblicazioni e una forte competizione. Questo rende difficile raggiungere vendite elevate senza una forte campagna di marketing o senza essere un autore già affermato.
Scommetto che, se foste un autore affermato, non stareste leggendo questo articolo 😉
Quanto alla forte campagna di marketing, da quanto ho appreso non c’è da illudersi che l’editore investa migliaia di euro sul vostro romanzo, perché la sua aspettativa di vendita è in quel intervallo di copie di cui vi ho fornito i numeri.

In altre parole, il lavoro di marketing spetta comunque agli autori.

I miei risultati di vendita

Dopo diciotto mesi trascorsi dall’uscita de Il cuore della montagna, posso raccontarvi che io le 500 copie le ho superate già da un po’. Non è un numero da bestseller, ovviamente, ma sono piuttosto soddisfatto. Soprattutto perché, grazie al passaparola e ai social, il titolo sta ancora vendendo con una certa costanza, senza grosse flessioni. Anzi, con buoni picchi in certi periodi.

Il bilancio tra costi e ricavi

In termini di guadagno, il self-publishing paga molto meglio dell’editoria. Se il vostro libro ha un prezzo di copertina di 20€, da un editore potete aspettarvi circa 1,50€ a copia venduta, mentre nell’auto-pubblicazione il vostro margine sarà circa il doppio (dipende dal formato, dal numero di pagine, dal tipo di carta ecc.). Sulle copie che vendete voi direttamente, il vostro margine sarà quadruplo.

Proviamo a calcolare il punto di pareggio del vostro primo romanzo, cioè quante copie dovreste vendere se utilizzate il self-publishing (deformazione professionale di chi si è occupato di controllo di gestione per tanto tempo!).

Supponiamo che tra editing, correzione di bozze e realizzazione della copertina abbiate speso circa 1.200€. Aggiungiamone 300 per compenso e copie omaggio a qualche influencer che lo pubblicizzi su Instagram e/o TikTok: 1.500€ totali. A 3€ di margine a copia, ne dovete vendere 500. In realtà, su quelle che vendete direttamente ad amici, conoscenti e durante le presentazioni, guadagnerete almeno 6€ a copia. Se ipotizziamo che ne vendiate 100 copie, il guadagno sarà di 600€ e il costo restante da coprire di 1500 – 600 = 900 euro, pari a 300 copie da vendere sul mercato.

Non è un numero irraggiungibile, no? Purché il libro sia scritto bene e meriti di essere letto!

Il futuro

C’è ancora un po’ di pregiudizio verso i volumi auto-pubblicati.

Intendiamoci, in gran parte è legittimo, perché c’è chi mette assieme un po’ di parole a badilate, le ficca in un libro e poi lo pubblica. Assieme a questi, però, c’è chi approccia l’auto-pubblicazione in modo professionale, studiando scrittura, lavorando a lungo sui propri manoscritti, sperimentando stili e tecniche narrative, appoggiandosi a un editing professionale.

Nell’editoria tradizionale l’autore deve passare il vaglio dell’editore, che a suo insindacabile giudizio decide se il libro “merita di essere pubblicato”, cioè se presumibilmente venderà abbastanza copie da giustificare l’investimento. Nulla di male, in questo; l’editore fa ciò che si fa in tutte le aziende: si ricerca profitto.

Nel self-publishing, invece, l’unico valutatore del libro è il lettore, che ne può influenzare il futuro attraverso le recensioni e il passaparola. Una vaglio più severo, probabilmente, ma più onesto.

Cosa ci attende nel futuro? Alcuni siti indipendenti hanno iniziato a recensire anche libri in auto-pubblicazione, stessa cosa fanno la maggior parte dei book influencer su Instagram o TikTok. Stanno nascendo portali dedicati in modo specifico alla valorizzazione del self-publishing di qualità, come GoodBooks, e fiere riservate agli autori indipendenti, come l’Indie Book Fest e GoodBooks Fiera.

Lo scenario sembra promettente e credo che il meglio debba ancora venire.

Orgogliosamente auto-pubblicato

Oggi posso affermare che il self-publishing non è assolutamente un ripiego. Richiede impegno, dedizione continuità nelle attività di marketing (ma mi sarebbe richiesto comunque), però può funzionare.

Se oggi un editore mi proponesse di pubblicare i miei romanzi, ne sarei felice, è ovvio.

Non è detto che accetterei, però. Non a qualsiasi condizione.

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